Forse non sono milanese. Anzi senza il forse. Può darsi che sia napoletana… in panchina.
Nell'anima, nel più profondo, ho bisogno di sole, di calore, e anche in superficie, all'esterno, ho bisogno di indumenti che mi coprano, che mi facciano sentire caldo.
Io non temo la calura, la trovo meravigliosa. L'attaccaticcio che ti rimane sulla pelle, nelle pieghe del corpo, non mi disturba. E' raro che io affermi.: "Speriamo che venga il fresco". Sono certa di non averlo mai detto o pensato, ma allo stesso tempo non detesto il freddo: mi organizzo. Mi girano solo le scatole perché qui dura tanto. Non parliamo, poi, della nebbia! Quelli che la amano, che sostengono di sentirsi avvolti in un mantello, meriterebbero di essere lasciati in un campo, senza nessun orientamento.
"Tornate a casa, se ci riuscite" mi verrebbe voglia di dire, mettendoli alla prova.
La neve, poi, è la mia più grande nemica sotto ogni punto di vista.
Poiché il periodo di lanciarci le palle, è passato da tempo, quello che rimane reale è il disagio che si protrae per giorni e giorni, fino a quando non si è liquefatto il tutto, e la delicatezza e la poesia dei fiocchi leggeri che cadono sulla terra sono solo un ricordo affievolito.

A conclusione di tutta questa analisi, mi viene il leggero sospetto che sia rimasta… napoletana.

Sabato, 18 novembre
Una considerazione sugli anziani va fatta.
Tenendo presente che è sempre meglio non generalizzare, si nota subito il diverso trattamento che ricevono gli anziani a seconda del posto dove vivono.
Quasi sempre a Napoli e nel meridione, si sente molto il senso della famiglia e di conseguenza la persona che non è più giovane viene seguita e accudita dai figli e nipoti.
Al nord di solito l'anziano viene destinato a una struttura dove magari non gli mancherà nulla, tranne che il calore di una famiglia.

Venerdì, 22 dicembre
Sapevo quanto ci tenesse! Per me sarebbe stata un'esperienza nuova: entrare in un negozio specializzato in sole cravatte e comprarne una spendendo, per quei pochi centimetri di stoffa, quanto io normalmente spendo per un abito.
Mio figlio sarebbe stato felice, e poi oggi è una data importante.
Sono andata nella via indicatami da mia figlia, e ho cercato il numero cinque. C'era la fila davanti al palazzo, il negozio in questione si trovava al primo piano.
Considerazioni: ci possono mai essere tante persone interessate a una cravatta? Evidentemente sì.
L'oggetto del desiderio era buttato su un paio di tavoli e il personale, elegantissimo e gentilissimo, faceva il pacchetto regalo usando scatole e nastri su cui era stampato il nome della ditta napoletana proprietaria del marchio.
Ho fatto una scelta oculata, e poi mi sono trovata con due cravatte blu a righe in azzurro e rosso l'una, in azzurro e verde marcio l'altra. Ho optato per la seconda.
Mentre ero in fila per pagare, alcuni signori, decisamente milanesi, commentavano l'operato del fabbricante napoletano:
"Ci sono leggende su di lui. Pare che raggiunga il posto di lavoro alle sei del mattino…".
"Spezza il luogo comune che nel meridione non si lavora".
"E' in gamba, non c'è che dire".
"Sono belle e ben fatte: questa è la verità".
Ascoltavo i loro discorsi e pensavo che ero orgogliosa del fatto che un prodotto napoletano veniva acquistato dai milanesi.

Forse sono napoletana dentro!