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Forse non sono milanese. Anzi senza il forse. Può darsi che sia napoletana… in panchina. Nell'anima, nel più profondo, ho bisogno di sole, di calore, e anche in superficie, all'esterno, ho bisogno di indumenti che mi coprano, che mi facciano sentire caldo. Io non temo la calura, la trovo meravigliosa. L'attaccaticcio che ti rimane sulla pelle, nelle pieghe del corpo, non mi disturba. E' raro che io affermi.: "Speriamo che venga il fresco". Sono certa di non averlo mai detto o pensato, ma allo stesso tempo non detesto il freddo: mi organizzo. Mi girano solo le scatole perché qui dura tanto. Non parliamo, poi, della nebbia! Quelli che la amano, che sostengono di sentirsi avvolti in un mantello, meriterebbero di essere lasciati in un campo, senza nessun orientamento. "Tornate a casa, se ci riuscite" mi verrebbe voglia di dire, mettendoli alla prova. La neve, poi, è la mia più grande nemica sotto ogni punto di vista. Poiché il periodo di lanciarci le palle, è passato da tempo, quello che rimane reale è il disagio che si protrae per giorni e giorni, fino a quando non si è liquefatto il tutto, e la delicatezza e la poesia dei fiocchi leggeri che cadono sulla terra sono solo un ricordo affievolito.
A conclusione di tutta questa analisi, mi viene il leggero sospetto che sia rimasta… napoletana.
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